COME IN UN DIARIO ...

   Vogliamo condividere con i nostri "lettori" il viaggio avventura/solidarietà. 

  Vogliamo portare idealmente con noi tutte le persone che, in vario modo, hanno creduto nella proposta di soldarietà.

  Vogliamo tramettere soprattutto le sensazioni e le emozioni di ogni giorno, gli incontri, gli sguardi...

  Vogliamo sentirci parte e condividere anche questa esperienza di umanità certi che cambia e cambierà il cuore di chi si lascia meravigliare dall'umanità stessa.

 


PRIMO VERO GIORNO DI VIAGGIO

Da Valpaiso - Vallenar km 610
Dopo aver recuperato le moto in magazzino doganale, con molta difficoltà ma in giornata, abbiamo verificato le condizioni di bagagli e motori. Tutte le moto sono partite al primo o secondo tentativo, i bagagli, da rifare ma comunque completi, anche se il doganiere di turni ha voluto vedere tutti i contenuti...
La mattina seguente partenza per Vallenar, una cittadina sulla costa del Cile in sviluppo. Per noi una tappa obbligata sul percorso verso nord. In gornata, e la prima, 620 km si sono sentiti tutti, soprattutto con i mezzi a nostra disposizione.
Uscire da Valparaiso non è stato semplice e la strada che ne seguiva era trafficata e ricca di smog. Fino a La Serena quindi un percorso impegnativo ma anche noioso. Da La Serena a Vallenar siamo entrati nel deserto del Cile, ampi spazi, alte colline, panorami sconfinati e i primi segni di sfruttamento delle risorse del suolo, molti i segni di ruspe e scavi in ogni angolo di orizzonte. Così fino a Vallenar doveun po stanchi abbiamo trovato vitto e alloggio.

SECONDO...

Vallenar - Antofagasta km 730
di buon mattino con davanti molti chilometri. Belli gli scorci sul pacifico con piccoli villaggi in legno. Altri già attrezzati per turismo con aiuole e giochi per i piccoli. Il pensiero va al rapporto uomo mare e la profondità di orizzonte con pensieri di viaggiatori e avventure.
Alla città di Chanaral si lascia decisamente il mare per tornare al deserto con le sue escursioni termiche, da 10 a 32 gradi, il suo colore marrone chiaro, gli scvi e i segni delle ricerche geologiche. Sulla Ruta 5 che stiamo percorrendo si incontra, a circa 90 km da Antofagasta, la Mano nel deserto, una scultura enorme che nel nulla che la circonda sembra urlare il dolore di una regione letteralmente setacciata e violata dall'uomo.
Arrivati ad Antofagasta in SÉ rata, dopo più di 8 ore di moto, una serietà di riposo....con il pensiero al giorno dopo.

TERZO...

Antofagasta -  Calama  km 230
Finalmente una tappa breve. Tutta di deserto. Il vento e la polvere come sua conseguenza ci ha inseriti nel vivo dell'avventura che ci aspetta nei giorni a seguire.
A Calama una visita particolare, la più grande miniera a cielo aperto del mondo, così almeno si dice. Si estrae soprattutto rame e tutti gli altri minerali derivati. Visita da veri turisti, con tanto dibus e guida. In realtà il pomeriggio si è rivelato tutt'altro che da semplici turisti. siamo stati indottrinati su come comportarci in miniera, indossando obbligatoriamente giubbino ed elmetto ad alta visibilita, venendo poi spesso richiamati all'ordine da una guida che di cileno aveva poco ma sicuramente aveva sangue tedesco. Bella esperienza soprattutto nella visione dall'alto del cratere scavato da ormai più di 100 anni ora con diametro di 5 km per una profondità di più di un km. Curiosi i mezzi utilizzati in miniera, enormi scavatrici e camion con ruote di 4 metri di altezza, in bene e in male l'uomo riesce a costruire sempre grandi cose.

IL QUARTO ...

Calama - Passo Ollague - Uyuni km 450
Sveglia all'alba perché il programma è tosto!
Da Calama, per una strada irta e tortuosa, saliamo alla frontiera con la Bolivia, Ollague, un paesino sperso nella polvere, forse un tempo significativo per la ferrovia e i minerali estratti nei dintorni. Ora resta solo punto di  frontiera.
La strada si rivela buona e malgrado i 200 km arriviamo in mattinata. Entrati in Bolivia troviamo il nulla di cibo e  benzina, in più due delle nostre poderose risentono dell'altura, noi risentiamo del pranzo saltato. Dopo i 3700 metri in altura  i due TRANSALP 650 regrediscono a cinquantini. a quota 4250 siamo fermi. Non resta altro che agganciare e farsi trainare dalle due attive. Restiamo anche senza benzina vicino ad un centro abitato che sa di abbandonato ma per fortuna troviamo un anziano che, a noi sembra, spaccia a caro prezzo benza per "quelli come noi", accettiamo il ricatto!
Arriviamo così al paese San Cristobal, dove troviamo benzina ma non alloggio...sono le 19...decidiamo di proseguire per Uyuni dopo aver raccolto info sullo stato della pista: mai fidarsi dei locali...e lo sapevamo pure!
100 km di pista sabbiosa, fangosa e percorsa da fuoristrada e camion enormi.....li percorriamo a 40 all'ora e arriviamo in notturna nella città mineraria di Uyuni!!! Troviamo alloggio e alle 23 tutti a cena...poi svenimento e letto per tutti.
Qualcuno nella buonanotte esclama "che giornata di ....", la stanchezza prevale.
In realtà per noi viaggiatori è stata  una giornata memorabile, sicuramente indimenticabile per i panorami ma soprattutto per la solidarietà e la certezza che con questi compagni di viaggio "non si resta mai a piedi'.

...E VIA DI QUINTO

Si riparte!!!
Arricchiti dell'esperienza del giorno prima ...... mettiamo in conto 20 km di strada fino a Colchani....cerchiamo un alloggio e programmiamo tutto il pomeriggio sul Salar de Uyuni, il lago salato più grande del mondo.
Alleggeriamo il carico, pieno di benzina, occhiali da sole in aggiunta al frontalino del casco, bandana per non respirare troppa polvere di sale e via pronti a partire ma....Claudio resta in alloggio per febbre. Ci spiace tanto....lo abbandoniamo e via, 70 km per arrivare alla prima isola nel mare di sale.
Una meraviglia della natura che si presenta in tutta la sua potenza facendoci sentire non solo piccoli ma anche deboli, un guasto meccanico o una banale caduta...in mezzo a centinaia di km di sale.
Il paesaggio è lunare e proprio a motivo della sua estensione si percepisce la curvatura della sfera terrestre...senza riferimenti sullo sfondo o montagne a cornice.
Ancora una meraviglia, la crosta di sale in alcuni punti è umida e scivolosa, in altri si presenta cristallizzata in "mattonelle" esagonali di circa un metro di diametro perfettamente incastrate tra di loro con un bordo risollevato dai cinque ai dieci cm.
Una grande sala, con un pavimento ricercato, un soffitto blu perfetto in ogni "angolo"...ci siamo sentiti invitati alla grande festa del creato.

SESTO

Colchani - Oruro km  290
Ripartiamo da Colchani e, come ogni motociclista che attraversa il Salar, cerchiamo benzina ma soprattutto un "lavadero". Il sale si sa corrode e rovina molto le parti meccaniche.........non abbiamo bisogno di contrattempi.
Troviamo così una simpatica ragazza accompagnata da una bambina, che ha attrezzato un ripostiglio nel nulla per lavare ma soprattutto a getto forte le nostre fragili poderose. Belle come non mai  ci portano verso la città di Oruro senza grosse difficolta, anzi, regalandoci qualche emozione nei sorpassi sulla grande strada ai 4000 metri.....nei pochi tratti in discesa. Incrociamo e altre ci sorpassano le grosse moto BMW HONDA KTM.....bravi, capaci tutti, provate a fare lo stesso con le "poderose"!!!!
Oruro ci accoglie in un traffico caotico e al primo albergo ci imbuchiamo.
Sinceramente ci troviamo in difficoltà per il malfunzionamento delle moto, cerchiamo aiuto in internet, sentiamo l'amico meccanico Massimo Merli di Pontedell'olio e prendiamo l'insana decisione di smontare e rimontare la poderosa di Davide, la peggiore della mandria. Naturalmente domani all'alba...ma questa è un' altra storia.

SETTIMO...

Oruro - Cochabamba km 270
Odore di benzina e olio si mescola con la parca colazione all'alba del settimo giorno sulle due ruote. La decisione è presa, via fianchetti, serbatoio, tubi (benzina a fiumi), spine e spinotti arriviamo al filtro dell'aria, il colpevole di tante difficoltà in altura. Lo apriamo strappandolo in parte per renderlo più "aperto" e aspettiamo Claudio incaricato in Oruro di portarci un collant per avvolgerlo. Rimontiamo il tutto e alle 11 siamo pronti per la prova in viaggio. Qualche impercettibile vantaggio ci fa sentire meccanicamente inutili, tutto il nostro tribulare per un po di rumore in più...va beh...si sa......in altura!
Arrivati a Cochabamba avvisiamo subito il doc Gamba, non riusciamo in serata a raggiungerlo in Anzaldo e ci accordiamo per il mattino successivo.
Una cena veloce all'osteria locale con chitarre e canti dialettali poi, subito a letto anche oggi siamo cotti.

 

OTTAVO E NONO GIORNO...ANZALDO

Colchabamba - Anzaldo km 80

 

Rapidi e veloci per incontrare Il doc e la sua, e piace pensare anche un po' nostra, opera fra i campesinos.
80 km di delirio, in 2 ore di traffico cittadino e strade in rifacimento con "desvio" in polverose e sabbiose strade di cantiere. Non ci siamo fatti mancare niente, in alcuni tratti anche fango scivoloso che si mescolava alla polvere, tutto per raggiungere quello che nell'impegno dell'associane è l'opera di bene ...
Arriviamo alle 11 e troviamo il doc Pietro Gamba con il comitato di accoglienza in piazza davanti al suo ospedale; striscione di accoglienza, petardi, mortaretti ricchi premi e cotillons.....va beh....un accoglienza radiosa contano di pubblico e foto video da pubblicare. Saluti e abbracci con Pietro che vediamo per la prima volta, la moglie Margherita e lo staff dell'ospedale poi....da bravo bergamasco Pietro ci mette in riga per le foto di rito, dettando ordini a tutti presenti che capiamo sono abituati a questo focoso dottore italiano.
Saliamo con lui in jeep e siamo catapultati fuori paese nelle comunità campesinos...dove la povertà è di casa e la sua professione è ben conosciuta...camminiamo per 2 ore e raggiungiamo una delle case in matton di terra e paglia...bambini....babbo ammalato...senza mamma!
Il giorno dopo la situazione non cambia, dopo aver visitato i lavori in corso in ospedale, altro viaggio "al campo", un ora di cammino, visita a un campesinos conosciuto da Pietro per convincerlo ad accettare un operazione di ernia...traduzione per noi dallo spagnolo all'italiano...per lui dallo spagnolo al quechua....
Tanto tanto altro tra cui assistenti in sala operatoria in completo verde e ritrovarci poco dopo muratori con carrelli e martelli....un risotto cucinato da Davide chiude la serata in amicizia, riconoscendoci in questa povera e straordinaria umanità. 

DECIMO DAY

Anzaldo - Patacamaya km 340


Un giorno triste, lo sapevamo, lasciamo Anzaldo. Ma ancora una volta una sorpresa: siamo ospiti a colazione da un consigliere del comune, molto gentile e accogliente. Menù tradizionale con patate bollite, uova sode, salsa piccante.....un buon caffè dal doc Pietro ci risistema e a malincuore si parte.
Il progetto è di tagliare fuori la caotica città di Cochabamba ed avvicinarsi a La Paz.Ogni programma viene cambiato dagli eventi. Una foratura ci costringe ad una fermata forzata, siamo attrezzati e provvediamo in un tempo da record...45 minuti.
scendiamo e risaliamo alla quota dei 4500 dove incontriamo ancora grandine e freddo ma panorami meravigliosi. Ormai è tardi e decidiamo di fermarci nel paesino a soli 180 km da La Paz. Non offre gradi o piccoli alberghi sono un paio di Allojamentos al limite dell'immaginabile: accoglienza da paura, camere fredde, doccia e bagni comuni sul balcone open space, e nella notte una piccola rissa in corridoio...non ci lamentiamo siamo viaggiatori.

UNDICI...

Patacamaya - Coroico  240 km

 

Dopo una notte al gelo e passata tra urla e schiamazzi in corridoio eccoci pronti e riposati per ripartire.
Lasciamo la cittadina che alle luci dell'alba e ancora più squallida, è di passaggio e si sviluppa per vari km sulla strada principale con innumerevoli ambienti tra gommisti, cambio olio, pezzi usati di auto, vendita bibite e alimenti, tutti in fila e tutti uguali...
Entriamo in La Paz, la più caotica tra tutte le città della Bolivia. Rimaniamo nel traffico per almeno un ora e rischiamo di lasciarci le frizioni delle moto. Finalmente imbocchiamo la via giusta aiutati da GPS cartine e indicazioni contrastanti degli abitanti.
Coroico e diventato famoso come punto di passaggio obbligatorio tra l'altopiano Boliviano di La Paz e la giungla equatoriale con tutte le sue possibilità di sfruttamento e commercio. Nel passato una unica strada permetteva il collegamento, una strada stretta sulle pendici delle Ande con passaggi pericolosi. Si calcola che tra auto moto camion e addirittura bus la media fosse di 300 morti all'anno....per questo detta "Caretera de la muerte".
Potevamo perderla?.......andremo a Coroico per percorrerla in salita.
Per arrivare a Coroico passiamo La Cumbra, un passo a 4725. Coroico e in basso a 1700 metri, troviamo alloggio e ci prepariamo per il giorno dopo......La Muerte!!!!

DODICI

Pronti per la caretera.....tempo brutto, nebbia, freddo...ancora più carichi, sarà più avventuroso.
Due del gruppo non se la sentono e decidiamo di ritrovarci "su" al bivio tra la nuova strada asfaltata e la istorica....dopo 56 km.
Io che scrivo faccio parte dei due incoscienti che lasceremo per ora nell'anonimato......

Queste le loro impressioni:"Partiamo incuriositi e un po' timorosi, 60 km di giungla, la popolarità del percorso è ben nota. Chiediamo indicazioni perché molti degli abitanti non la considerano un gran che e infatti continuamente ci rimandano sulla asfaltata, più veloce sicura larga....Finalmente entriamo nella "caretera de la muerte". I primi guadi, salitoni sterrati, le indicazioni di stare a sinistra per facilitare chi scende. Più i km passano più entriamo nella giungla,si percepisce la forza della natura che invade ogni angolo di terra, piante di banane, palme, una ricchezza di vegetazione che quasi soffoca la ormai stradina dismessa. Passiamo letteralmente sotto a due cascate, per tutto il percorso sfioriamo i dirupi andini si dice di 600  metri, alcuni passaggi tecnici mettono alla prova le nostre capacità e spesso, incantati dai vasti panorami ci fermiamo in religioso silenzio. I pappagalli coloratissimi ci distolgono da pensieri troppo alti. L'ultima parte la percorriamo in una fitta nebbia che rende ancora più mistica l'esperienza.
All'arrivo vediamo da lontano gli amici che ci aspettano, ci ha fatto piacere rivederli, quasi un uscire da un altro mondo per ritornare in sintonia."

 

Si dice tra noi motociclisti che "gli ominicchi hanno fatto la "Caretera Austral"....gli uomini la "Caretera de la Muuerte"!!!

vedi per chiarezza:
Uomini, mezz'uomini, ominicchi, ruffiani e quaquaraquà." su YouTube

 

...sistemata la caretera ripartimo per la dogana con il Perù, vogliamo uscire dalla Bolivia prima delle elezioni nazionali e , si prevede, qualche contestazione.

Rifacciamo il passo del giorno prima sotto la grandine, anche oggi, e ci avviamo spediti verso il lago Tititcaca, Copacabana Un battello ci targhetta insieme a tutti gli altri mezzi carichi di tutto e siamo alle 4 alla dogana. Le operazioni non sono velocissime, a noi sembrano gli operatori ma ......, ed entriamo in Perù all'imbrunire. Sappiamo che non incontreremo un paese decente se non a 120 km. La pioggia ci costringe a fermarci in un albergue da paura ma non esiste alternativa. Per la cena ci arrangiamo in un locale gestito da madre e figlio, cucina e garage, con portone in ferro, per niente caldo e accogliente...ma si sa per noi viaggiatori....

ABBIAMO FATTO TREDICI....GIORNO

Pomata - Puno km 110

 

Dal nostro hospital scappiamo all'alba...alle 6 siamo pronti eccetto il più "lento". In piazza tutti si prepara per la domenica. Arrivano carri e stendono le loro mercanzia tra frutti e vestiti. Altri arrivano i nero lui e lei si avviano alla vicina chiesa, enorme e in perfetto stile spagnolo -gesuita. Sappiamo poco di lei, solo chi impone per dimensioni e lavorazioni in pietra. Colazione in uno stand con mate di coca e una torta artigianale....buonissima.

A Puno arriviamo prima delle 12 e contattiamo subito i battello per la visita alle isole degli Uros. Isole galleggianti sul lago Titicaca, fatte di intrecci di giunchi. Alle 2 appuntamento e lasciate le moto ci imbarchiamo per un pomeriggio da turisti da un'isola all'altra. Sono abitate da famiglie con bambini, ci raccontano la loro vita fatta di continue manutenzione all'isola stressa, ma anche di una vita oggi fuori dall'ordinario. Il senso di galleggiamento è fortissimo e non si riesce a pensare come si possa viverci 365 giorni all'anno.

Ritorno in albergo e a sorpresa un contatto con Claudio Ferrari di Voghera che, incontrato in San Lazzaro alla festa RaidForAid in Giugno,  lo incontriamo a cena proprio qui a Puno con la moglie, sta girando in moto in sud America.

Bella serata in compagnia tra racconti e progetti futuri...chissà magari insieme.

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