GIORNO PER GIORNO ...

01 Dicembre 2013 – LIMA

 

Pochi chilometri ci separano da Lima e da Huaycan, sede dell’asilo che abbiamo sostenuto come le nostre iniziative e con la generosità di tanti, amici e non, che hanno creduto nel progetto.

 

 

Nel frattempo e’ anche giunto il momento dei bilanci.

E’ stato un bel viaggio? Una bella esperienza? Per le due coppie, Gianni e Debora e Roberto e Cristina, sicuramente si: hanno visto e raggiunto tutti gli obiettivi prefissati.

Per Gaetano probabilmente no. Le ferite, piu’ morali che fisiche, dopo la rovinosa caduta al passo Ollague in Cile, saranno difficili da superare.

 

 

Per Adrasto e Attilio il viaggio e’ stato sicuramente anomalo: si sono presi cura di Gaetano e una volta dimesso dall’ospedale, hanno deciso di spedire anche le loro moto a Lima, ripiegando su un meno avventuroso viaggio in auto che si rivelera’ poi altrettanto difficoltoso.

Per noi tre, Claudio, Silvio e Davide, possiamo affermare che il viaggio non e’ certo stato un successo: un amico si e’ fatto male e il gruppo, per dare a noi la possibilita’ di proseguire, si e’ diviso.

 

 

Abbiamo visto bellissimi paesaggi ma, anche a causa dei numerosi problemi meccanici avuti dalla moto di Claudio e poi da quella di Silvio, abbiamo dovuto rinunciare a molti degli obiettivi programmati: ler missioni gesuite del 1500, la carretera della muerte (cosi chiamata per il suo triste primato di vittime), le misteriose e affascinanti “linee di Nazca”.

Ma tutti quanti insieme non mancheremo l’obiettivo piu importante: la visita all’asilo di Huaycan.

 

Ci ritroviamo con gli amici ad un centinaio di kilometri da Lima. Ritrovarsi, dopo aver vissuto esperienze intense, e’ una festa! Insieme arriviamo a Huaycan dopo aver attraversato la caotica Lima, verso il tramonto. Huaycan e’ un sobborgo della capitale peruviana: baracche aggrappate ad una collina dalla terra friabile. In mezzo la missione e l’asilo gestiti da Suor Goretta.

 

 

 

Entriamo rombando con le nostre moto nel cortile della struttura e in un attimo veniamo circondati e sopraffatti dall’entusiasmo festoso di tanti piccoli peruviani che ci stavano aspettando.

Ci abbracciano, ci baciano, ci fanno festa con spontaneita’. Nulla e’ stato preparato, e proprio per questo e’ ancora piu bello e sorprendente. Siamo stanchi e storditi dall’emozione . E una gioia inmensa essere qui. In questo viaggio abbiamo mancato qualche obierttivo ma non potevamo certo mancare il piu’ importante.

 

Domani un aereo ci riportera’ a casa e, finalmente, potremo riabbracciare le nostre famiglie.

 

28 Novembre 2013 – Cuzco

 

 

Ciao Bolivia,

paese triste, solitario.

Bienvenidos a Perù!

La Bolivia, a dispetto del titolo, è un paese bellissimo e difficile allo stesso tempo. Per noi del viaggio numero 3 (la fortuna è cieca, ma…) Claudio, Davide e Silvio, è stato un paese da attraversare con il cuore in gola e di corsa per il tempo da recuperare, ma anche un paese fantastico che ci ha regalato scenari splendidi e, automobilisti a parte, contatti umani significativi e piacevoli. Nel frattempo le moto di Gaetano Attilio e Adrasto sono state spedite a Lima e i nostri 3 amici, con un’auto a noleggio, cercano di attraversare invano la frontiera tra Cile e Perù. Devono infatti lasciare l’auto in dogana e noleggiarne un’altra.

Noi puntiamo su Cuzco, ombelico del mondo e della cultura incaici-spagnola, la più antica città del sud America ed indiscussa capitale archeologica del continente.

È la storia a fare di Cuzco la principale attrattiva del Perù e Cuzco è famosa anche per Machu Picchu, testimonianza dell’impero incaico e della sua evoluta civiltà sociale e architettonica.

La storia ci racconta anche, purtroppo, lo sterminio e la cancellazione che i conquistadores spagnoli perpetuarono con ottusa arroganza nei confronti della civiltà incaica.

Arriviamo a Cuzco nel pomeriggio. Ci addentriamo nel centro cittadino alla ricerca di un hotel con garage (lasciare le moto per strada non ci sembra una buona idea!), ma nella zona troviamo solo qualche ostello senza stelle e senza garage.

 

 

Come già accaduto in Bolivia e in altri viaggi, accosta un’auto con una coppia a bordo che, capito il problema, si mette a nostra disposizione. Ci trovano un buon hotel e ci accompagnano ad acquistare i biglietti del treno necessari per arrivare a Machu Picchu. Al momento dei saluti non riusciamo nemmeno ad offrire da bere! La Plaza des Arma, cuore di Cuzco, è splendida, piena di vita e attrattive anche se la molta polizia presente ci fa intuire che non dobbiamo abbassare la guardia. Nonostante i ritmi sudamericani siano molto differenti dai nostri, forse perché alle 5 del mattino il sole è già alto, la città e comunque già in movimento.

Prendiamo il treno delle 6 e, sebbene con un differente entusiasmo, ci sentiamo molto vicini ai nostri concittadini pendolari che ogni mattina vanno a lavorare fuori provincia.

Machu Picchu, scoperta solo nel 1911 è oggi uno dei siti archeologici più visitati al mondo. Magica! Lo scenario nel quale è collocata la rende ancora più suggestiva. È un luogo conosciuto, tante volte lo avevamo già visto sui libri, in televisione, su internet, ma dal vero l’impatto è devastante: un’emozione che prende corpo e mente. Ci perdiamo tra le sue rovine e all’uscita indugiamo ancora un po’ per riempirci ancora gli occhi di tanta bellezza.

 

26 Novembre 2013 – Ingresso in Perù

 

 

Guidare sulle strada boliviane è un problema. Quando un conducente attiva la freccia a sinistra vuol dire che vuole svoltare, che vuole superare, ma anche che la strada è libera e posso sorpassarlo oppure che si accosterà a destra così avremo via libera! Insomma bisogna interpretare.

Oltre al pericolo dei boliviani alla guida dobbiamo prestare molta attenzione anche a cani, mucche, galline, asini, cavalli, pecore e pure maiali che stazionano a bordo strada e spesso la attraversano.

Dal caldo umido delle yunglas saliamo sull’altopiano. La strada si snoda oltre i 3000 metri di quota, con punte sopra i 4000. Tuttavia non c’é eccessivamente freddo e la temperatura oscilla tra gli 8 e i 10 gradi. A Confotal, 4496 metri, oggi è giorno di mercato: una variopinta “feria” andina. Si vende di tutto: calzature ricavate da resti di pneumatico, polli, pentolame vario e ovviamente stoffe multicolore.

 

 

La strada continua a salire, quando scorgiamo sotto di noi La Paz circondata da vette innevate. Attraversarla è un inferno, strade malconce, traffico caotico, tubi di scarico asfissianti, clacson assordanti, un delirio durato più di un’ora. Ci riappacifichiamo con la Bolivia quando, lasciata La Paz, dietro ad una curva scorgiamo le sponde e le acque scintillanti del lago Titicaca. Siamo vicini al confine e quando lo varchiamo ormai è buio.

 

 

Il Perù ci accoglie con uno zelante ufficiale di dogana che ci lascia al freddo nella terra di confine, per più di un’ora. La prima notte peruviana la trascorriamo a Yungoiu in un hostal da mezza stella (o forse qualcosa meno!), il migliore della zona, privo di riscaldamento a 3800 metri di quota!

 

25 Novembre 2013 – Dall’Argentina alla Bolivia

 

Gaetano è stato dimesso.

 

Adrasto e Attilio hanno recuperato la sua moto al passo Ollague (200 km da Calama dove era ricoverato) ed ora, insieme a lui, stanno organizzando la spedizione del mezzo a Lima.

 

 

Ci incontreremo la.

 

Le due coppie, Roberto Cristina e Gianni e Debora, procedono da sole come previsto da casa. Hanno attraversato il salar di Uyuni e a Cochabamba hanno partecipato al matrimonio di un amico con una ragazza Bolivia.

 

Noi tre, Davide, Silvio e Claudio, a ritmi indiavolati, saltando alcuni obiettivi, continuiamo il viaggio.

 

 

In Argentina la moto di Claudio ha avuto problemi, fortunatamente risolti grazie all’abilità di un meccanico locale. Ripreso il viaggio, e persa un’ altra giornata, ci si mette anche la pioggia. Ci fermiamo e mentre infiliamo le tute arrivano due ragazzi in motorino, sono di un’emittente locale, ci hanno visto e ci vorrebbero intervistare nei loro studi. Andremmo volentieri ma non possiamo perdere altro tempo e così l’intervista avviene per strada, sotto il diluvio.

 

A pochi chilometri ci aspetta la Bolivia.

 

 

Le operazione doganali sono lunghe e complesse, e dopo un paio d’ore ne veniamo a capo.

Yacouba, la cittadina affacciata sulla frontiera è un guazzabuglio di varia umanità. Ci fermiamo da uno dei tanti cambiavalute. Li a fianco, da ceste alte un metro, vendono foglie di coca per un euro al sacchetto.

Attraversiamo la regione delle yunglas, ai margini della foresta amazzonica e il nastro d’asfalto che percorriamo non è altro che una piccola cicatrice nel paesaggio.

Tutto intorno domina la natura incontaminata. Raggiungiamo Samaipata e da qui Vallegrande, un luogo qualunque, se non fosse che qui è stato esposto il corpo martoriato di Ernesto Guevara de La Sera: il “Ché”. Un personaggio controverso che comunque, nel bene e nel male, ha lasciato un impronta nella storia del secolo scorso.

Una delle tante stranezze di questo viaggio……. da quando siamo entrati in Bolivia il rifornimento di benzina avviene, se non altro, in modo bizzarro. Senza la “targhetta goviernativa” si può richiedere solo a rarissimi distributori e ad un prezzo triplo di quello ufficiale. In alternativa il gestore ci invita a spostarci, togliendoci così dall’occhio indiscreto delle telecamere di sicurezza, e munito di tanica ci rifornisce del prezioso liquido. Paese che vai usanza che trovi!!

 

20 Novembre 2013 – Passo Jama verso Bolivia.

Un gruppo, “tre viaggi diversi”.

 

Così come la bellezza è negli occhi di chi guarda, il piacere di un viaggio è nel cuore di ogni viaggiatore ed è diverso per ciascuno.

Il nostro gruppo è eterogeneo, persone diverse, tutte abituate a viaggiare in moto, ma ognuno con il suo diverso viaggio nel cuore.

Così, sia per scelta già programmata, sia per eventi eccezionali capitati, il gruppo si è diviso e i viaggi sono diventati tre.

 

Viaggio n 1: le due coppie

 

Cristina e Roberto con Debora e Gianmario sono due coppie nella vita e in viaggio, sono abituati a viaggiare insieme in moto, anche in paesi lontani e difficili. Hanno i loro ritmi, le loro tensioni e la loro amicizia. Era già previsto che viaggiassero da soli. Affronteranno piste boliviane ad alta quota (mentre scriviamo sono arrivati all’oasi di Huyuni ). Cercano e trovano le difficoltà dei percorsi più accidentati e difficili, È la loro sfida.

Buon viaggio ragazzi, ci vediamo all’ asilo di Huaycan.

 

 

 

Viaggio n 2: incidente sulla pista

 

Gaetano è caduto nella sabbia dopo quasi 200 km di pista. Un vero peccato, si stava ambientando molto bene nella guida in fuoristrada, ma la sabbia è traditrice. Poteva essere una tragedia e se l’è cavata con una spalla e quattro costole fatturate. È un duro e la supererà. Comunque e stata una giornata impegnativa.

Ovviamente non lo abbandoniamo e nasce così il secondo viaggio. Attilio e Adrasto si fermano con lui. Avranno diversi problemi da risolvere: recuperare la moto e spedirla a Lima, assistere Gaetano in ospedale e poi insieme organizzare il suo rientro.

Speriamo di incontrare Gaetano a Lima e di rientrare insieme in Italia.

Adrasto e Attilio si sono presi un bell’impegno, hanno dimostrato amicizia e solidarietà e hanno scelto di cambiare il loro viaggio. Grazie di cuore ragazzi, buon viaggio anche a voi, ci vedremo a Huaycan.

 

 

 

Viaggio n 3: la fortuna è cieca ma…

 

Davide, Silvio e Claudio proseguono il viaggio come programmato da casa, a marce forzate per il tempo perso, tentano di raggiungere la Bolivia passando per l’Argentina attraverso il passo di Jama. Paesaggio mozzafiato e mentre il sole tramonta il cielo si riempie di stelle, a 4700 metri non siamo mai stati così vicini alla luna. Buon viaggio anche a voi, ci vedremo a Huaycan.

 

 

 

Ma………. questo viaggio sembra davvero stregato.

A pochi chilometri da Tartagal ed ancora una volta dal confine boliviano la moto di Claudio si ferma inspiegabilmente. Depressione totale con 38 gradi all’ombra, ma bisogna reagire!

In qualche modo raggiungiamo la città e ci affidiamo alle mani di un meccanico locale che, mentre scriviamo in piena notte, sta smontando la moto cercando di individuare il guasto.

 

È stato saggio dividersi così? È stato il caso a scegliere chi sta con chi? Oppure è dovuto alle affinità e alle diverse motivazioni del viaggio che ognuno ha nel cuore?

 

Crediamo ancora di poter raggiungere la nostra meta, abbiamo risorse sufficienti per superare ogni difficoltà.

 

18 Novembre 2013 – San Pedro de Atacama

 

 

San Pedro de Atacama è un paesino tranquillo, meta soprattutto di amanti del trekking e di mountain bike. Noi con le nostre moto possiamo permetterci escursioni più lunghe, così la mattina partiamo per visitare la laguna Miscanti e laguna Miniques, due specchi d’acqua unici a 4300 metri di quota. È uno spettacolo emozionante anche se a causa dell’ altitudine abbiamo tutti il fiato corto.

Ci spostiamo da San Pedro a Calama da dove affronteremo uno sterrato di 200 chilometri che ci porterà al passo Ollague e quindi in Bolivia. La mattina è fresca e il cielo azzurro, sembra una ottima giornata. All’inizio la strada, sempre sterrata, non presenta particolari difficoltà. Lentamente si inerpica e in un centinaio di chilometri raggiungiamo l’altopiano a 3800 metri di altezza.

 

 

 

Ogni tanto vediamo qualche lama e qualche vigogna intenti a brucare i pochi ciuffi d’erba. Avvicinandoci al confine la pista peggiora inesorabilmente e ci troviamo così a dover affrontare ghiaia e sabbia, non il massimo per chi viaggia su due ruote. Mancano ormai dieci chilometri quando, complice una serie di cumuli di sabbia la moto di Gaetano si gira di traverso e lo sbalza di sella. Ci precipitiamo a soccorrerlo, è cosciente ma dolorante a una spalla. Ci organizziamo e così due di noi si avviano al posto di frontiera dove c’è anche un pronto soccorso mentre gli altri si prendono cura dello sfortunato amico. Il medico presume una lussazione alla spalla ma decide comunque di portarlo in ospedale a Calama, a 200 chilometri indietro, per fargli dei raggi. Sono ormai le 5, quando, con il morale a terra, torniamo da dove eravamo partiti la mattina. Il Sud America sembra respingersi ma noi non ci arrendiamo. Arriviamo a Calama che è già buio. Dall’ospedale, telefonicamente, ci rassicurano. Domani andremo di persona.

Certo che quest’anno più che il Raid For Aid Team sembriamo l’armata Brancaleone!

 

14 Novembre 2013 – Da San Pedro

 

Un incubo!

Le peggiori previsioni si sono avverate e ancora non bastano a spiegare quello che è successo.

Le moto bloccate in dogana fino a mercoledì e un conto di 8000 dollari da pagare per misteriosi diritti doganali e strane spese di sosta.

Tutto sta andato malissimo.

Facce da funerale si aggirano in un hotel, quasi deserto, confinante con una baraccopoli che circonda Antofagsta. Ci sentiamo solidali con gli abitanti e visiteremo il “barrio” (quartiere) per condividere la depressione di quelle persone che ovviamente ha motivazioni più serie delle nostre.

Ma un segno di speranza prima o poi arriva sempre! L’agenzia che cura la nostra pratica doganale ci chiama, dobbiamo correre a firmare documenti e dichiarazioni. Sembra un buon segno!!

Una snervante attesa, le ore passano lente nell’ufficio dello spedizioniere. Ci dicono che in mattinata avremo le moto, poi alle 14, poi forse alle 16, in realtà usciamo dal porto in sella alle 8 di sera.

Il nuovo giorno si apre con entusiasmo, finalmente il viaggio inizia, la meta è San Pedro de Atacama, una piccola oasi adagiata ai piedi del vulcano Licancabur (5916 m di altezza).

Visitiamo la laguna Chxa una riserva naturale nel bel mezzo del salar di Atacama, dove migliaia di fenicotteri migrano per depositare le uova. Attendiamo il tramonto nella Valle della Luna: il sole si dipinge, si dilata di un rosso incredibile, e il cielo, da una parte ancora azzurro e dall’altra già nero, incornicia lo spettacolo delle Ande.

 

13 Novembre 2013

 

Siamo nella sede della filiale dello spedizioniere, ieri quasi scatta la rissa con minacce e urla di tutti.

Oggi sembra che la situazione si sia sbloccata ma ancora niente di fatto, dicono alle 14:00 ma non ci fidiamo piu delle parole…capita quando si è in viaggio, cerchiamo di avere pazienza.

Siamo finiti anche in una città dove il nulla dilaga e il niente di bello ci cironda! La tensione sale…

 

10 Novembre 2013

 

Dopo un anno di attesa trascorso a sognare e organizzare il viaggio, l’avventura e’ davvero cominciata. Antofagasta, la seconda citta’ del Cile per dimensione, ci accoglie nel primo pomeriggio dopo un volo lungo e noioso (quasi 24 ore) come tutti i viaggi intercontinentali. Antofagasta e’ una citta ´strana, affacciata sull’oceano Pacifico , circondata dal deserto e con le Ande sullo sfondo. Una citta’ portuale senza anima, o forse con tante anime diverse, come capita spesso alle citta’ di frontiera.

 

Porto Antofagsta

 

Una lunga periferia di casupole scalcinate, addossate l’una all’altra, sono l’esempio di un’edilizia che pare spontanea anche nel centro cittadino. Soggiorniamo in un Hotel davanti all’oceano, una vista magnifica, ma sul retro quello che vediamo e’ un’altra periferia adagiata sulla collina, un’altra triste, povera e depressa baraccopoli di casupole variopinte.

 

 

Anche noi siamo un po depressi, lo spedizioniere ci ha comunicato che dovremo aspettare fino a lunedi per recuperare le moto. E anche quella sara’ un’avventura, la prima che, come sempre, dobbiamo affrontare nei nostri viaggi: liberare le moto dalle grinfie delle dogane di tutto il mondo. Bighellonare non e’ nel nostro stile e cosi’, invece di gironzolare in una citta’ che ha ben poco da offrire noleggiamo un taxi collettivo. Ci dirigiamo verso sud. Lasciata la citta’ il deserto domina il paesaggio: non una pianta, un filo d’erba. Arriviamo alla “Mano del desierto”, un’enorme scultura di ferro e cemento realizzata da Mario Irarrazabal nel 1992 che, adagiata nel bel mezzo del deserto, a 70 km dalla citta’ sembra salutare i viaggiatori intenti a percorrere la Panamericana.