"AL FIN DEL MUNDO"

RAIDFORAID TEAM RIPARTE,

L’AVVENTURA CONTINUA…

 

Si avvicina l’autunno e, come al solito, si avvicinano anche il viaggio di Raid for Aid e la sua missione umanitaria. Anche quest’anno, come il precedente, il team si sdoppia e raddoppia: DUE VIAGGI, due obiettivi da raggiungere, una sola grande avventura: la solidarietà umana!

Viaggiare in moto è una passione stupenda che ci unisce: ma è scomodo, spesso difficoltoso a volte rischioso. L’avventura è insita nel mezzo che usiamo: in equilibrio precario per definizione, molto esposto alle intemperie e agli altri veicoli sulla strada.

Quando si rompe poi….

ARTICOLI STAMPA LOCALE E NON ...

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Diario del viaggio

Arrivo in Cile – 22 novembre 2017

In plaza de la constitution, di fronte al Palazzo de la moneta (la residenza presidenziale ), si erge la statua di Salvador Allende. L’undici settembre 1973 un violento colpo di stato, guidato dal Generale Pinochet ,ne rovesciò il governo a cui seguì la oscura morte del presidente destituito e di molti suoi sostenitori, trascinando il Cile in una dittatura tra le più cruente del secolo scorso. Atterriamo all’aeroporto di Santiago un bel sabato mattina pieno di sole e poco dopo ci tuffiamo nel centro cittadino. Famiglie e giovani passeggiano per le vie del centro, anziani giocano a dama in Plaza de Armas, qua e là artisti di strada si esibiscono per la gioia dei passanti. Gli anni bui del Cile sono alle spalle e un Roseo futuro sembra affacciarsi all’orizzonte. la sera il barrio Bellavista si risveglia dal torpore quotidiano e la vita notturna si protrae fino alle ore piccole nelle piazze e nelle vie animate da artisti di ogni genere. Le nostre moto sono in un container nel porto di San Antonio, ad un centinaio di chilometri dalla capitale. Le operazioni doganali si protraggono per tutta la giornata. Noi usciamo la sera, esausti! Si passa la giornata girando da un ufficio all’altro, compilando moduli e apponendo firme, ma proprio quando ormai cominciamo a disperare, alle ore 18:00 la dogana chiude, finalmente si aprono le porte del nostro container. In men che non si dica ricolleghiamo le batterie alle moto e montiamo i bagagli. La sera festeggiamo l’operazione riuscita e finalmente il giorno successivo il viaggio può cominciare. Destinazione sud…al fin del mundo!

 

Avventura vera! – 27 Novembre 2017

Il Cile è un paese chiuso dalle Ande ad est e dall’oceano Pacifico a ovest. Largo poche centinaia di chilometri è lungo qualche migliaia. Nei nostri viaggi precedenti abbiamo visitato i deserti del Nord (l’Atacama è il meno piovoso al mondo), in direzione e inversa. Nel nostro viaggio verso sud incontriamo prima la regione collinare con le sue vigne e poi, lentamente, il paesaggio comincia a cambiare. Fitte foreste punteggiate qua e là da casette di legno variopinte lambiscono la strada, alla nostra sinistra si vede la cordigliera delle Ande e ogni tanto anche qualche vulcano. A Puerto Montt imbocchiamo la “carretera austral” una mitica strada sterrata che, anche grazie all’utilizzo di alcuni traghetti che collegano i vari fiordi, cerca di unire le regioni più remote al resto del paese. Arriviamo a Hornopiren , poco più che un villaggio, e qui prendiamo un traghetto che, in 5 ore, ci porta a “caleta Gonzalo”. Una piccola crociera che ci permette di apprezzare ancora di più il paesaggio. Riprendiamo la “carretera” che si snoda nella vegetazione più fitta; il verde ha tantissime tonalità e le foglie dimensioni enormi. Siamo in un vero paradiso naturale dove la mano dell’uomo si nota appena. Lasciamo la zona Costiera per addentrarci nel paese. La vegetazione è sempre rigogliosa, e poi laghi e fiumi tra i più pescosi al mondo. Entriamo in Argentina da una dogana secondaria dopo aver costeggiato il lago General Carrera . ci siamo solo noi. Dopo Le formalità doganali riprendiamo la pista che ci porterà sulla famigerata Ruta 40, la strada che percorre L’Argentina da nord a sud. Il vento della Patagonia comincia a farsi sentire con raffiche sempre più violente che spesso ci fanno viaggiare inclinati. In questi primi giorni di viaggio alcuni piccoli problemi meccanici ci hanno rallentato la marcia: una batteria saltata, una pompa della benzina da sostituire, una foratura. Oggi, mentre ci riposavamo nel coffee shop dopo aver fatto rifornimento, un autista ha ben pensato di urtare una delle nostre moto causando un effetto domino. Benvenuti in argentina!

 

Mitica terra del fuoco – 1 Dicembre 2017

Bajo Caracolles è un villaggio nel bel mezzo della Patagonia del nord. Unico paese, se così possiamo chiamarlo, in grado di offrire ospitalità per quasi 500 km. Nel modesto “hospedaje” si svolge quasi tutta l’attività economica del paese. È abitato stabilmente da 26 persone, e le abbiamo conosciute tutte. Tres Lagos è è la metà successiva, raggiunta dopo quasi 150 km di pista. Il ripio , così è chiamata dagli argentini la strada sterrata, è un percorso prevalentemente su ghiaia . con il passare dei veicoli si formano dei “binari ” Dov’è la ghiaia è più compatta, Mentre ai lati si creano dei cumuli che virgola se affrontati nella maniera sbagliata, possono creare guai, soprattutto se si viaggia su due ruote. E così che in questo trasferimento, complice anche il “viento” che soffia a raffiche sempre più impetuose, si corre spesso il rischio di cadere, e quando questo accade, anche grazie alla bassa velocità, nessuno si fa del male. Arriviamo a El Chalten un variopinto villaggio di chalet fondato solo nel 1985 per battere il Cile nella rivendicazione del territorio. Il paese e’ un santuario per gli appassionati di trekking e per gli alpinisti in quanto annovera, fra le sue vette, il monte Fitz Roy ed il Cerro Torre , due fra le pareti più ambite per gli amanti della montagna. Il cerro Torre in particolare virgola è una spettacolare parete di granito che sale verticale per 1500 metri. Un grande dibattito da decenni è aperto sulla conquista di questa vetta due : il grande alpinista italiano Cesare maestri, al di là di ogni dubbio, in quanto manca la Reale prova sull’impresa, dovrebbe essere stato il primo uomo ad aver violato la vetta nel 1959. Noi ci limitiamo ad un entusiasmante trekking di soli 20 km durante il quale, grazie ad una bellissima quanto, ci dicono , rara giornata, arriviamo fino alle pendici del Cerro torre. Siamo nel Parque Nacional de Los Glaciares, un vero Paradiso naturale. Da El Chalten a El Calafate costeggiando prima il lago Viedma e poi il lago Argentino le soste Per scattare una foto si moltiplicano. El Calafate è il punto di partenza per un’altra meraviglia naturale punto: il ghiacciaio perito moreno. Una cattedrale di ghiaccio lunga 30 km e larga 5 per un’altezza di 70 m ed una parte sommersa di quasi 200. Odiamo dei sinistri scricchiolii è poco dopo dei boati, simili a tuoni: è il ghiaccio che si rompe e poi cade nel lago con lastre di varia grandezza. Passiamo una giornata fantastica, arricchita anche da un trekking guidato di 3 Km sulla superficie di questo gigante di ghiaccio. Torniamo alle moto e, di fianco alle nostre, ce ne sono altre due di nazionalità colombiana. Ne conosciamo i proprietari, due simpatici viaggiatori in giro per il Sudamerica da quasi 3 mesi. Ci Scambiamo gli indirizzi email e loro ci invitano ad andare a trovarli semmai un giorno arriveremo in Colombia … chissà!

 

Il tempo continua ad aiutarci. Per ora è piovuto poco e le temperature sono accettabili (la minima alla partenza sui 9 gradi mentre la massima è arrivata anche intorno ai 20). Una fortuna non da poco per la latitudine a cui ci troviamo. Il viaggio prosegue verso sud e rientriamo in Cile per visitare il parco delle ” Torres del Paine”, forse uno dei più belli dell’intero Sud america. La maggior parte dei turisti lo visita per le sue montagne, le cui guglie aguzze e affilate come denti di squalo sono note in tutto il mondo, ma una volta al suo interno si accorgono che queste sono solo una delle bellezze di questo parco. È successo anche a noi. Percorrendo un anello sterrato di una settantina di chilometri ci siamo imbattuti in decine di specchi di acqua turchese, di varie dimensioni, in decine di guanachi ( una razza di camelide sudamericano) , nandu’ ( uno struzzo piccolo e più scuro), e poi armadilli, anatre selvatiche a centinaia e sua maestà il condor che volteggia alto nel cielo. Un vero paradiso. Ad ogni curva, alla fine di ogni salita, dietro ad ogni roccia un paesaggio sempre nuovo e sempre splendido. Un altro traghetto ci porta alla Isla Grande, attraversando un insolitamente calmo Stretto di magellano. Il Porticciolo di Porvenir , un villaggio di variopinte casette e strade polverose, segna il nostro ingresso nella terra del fuoco, un’immensa Landa desolata. Il nome di questa terra nasce dal fatto che i marinai europei che solcavano questi Mari nei secoli passati, avvistavano spesso dei falò lungo la costa in quanto le popolazioni native, per scaldarsi, li tenevano costantemente accesi. Oggi è ancora una frontiera, una terra di confine dove, come scriveva nel 1947 il pioniere Lucas Bridges ” un malato prima che arrivi il medico o muore o si riprende”.

 

Obiettivo raggiunto!

Il clima è clemente con noi. Per ora è piovuto poco e le temperature sono accettabili (la minima alla mattina è sui 9 gradi e la massima al pomeriggio è arrivata anche a 18). Una fortuna non da poco per la latitudine a cui ci troviamo. Il viaggio continua a proseguire verso sud, e scendendo rientriamo in Cile per visitare il parco delle “Torres del Paine”, forse uno dei parchi più belli dell’intero Sud america. La maggior parte dei turisti visita il parco per le sue montagne, le cui guglie aguzze e affilate come denti di squalo sono note in tutto il mondo, ma una volta al suo interno tutti si accorgono che queste sono solo una delle bellezze di questo parco. È successo anche a noi. Percorrendo una pista sterrata di circa 70 km ci siamo imbattuti in decine di specchi d’acqua turchese, di varie dimensioni, in decine di guanachi (razza di camelide sudamericano), nandù (uno struzzo più piccolo e più scuro), e poi armadilli, anatre selvatiche a centinaia e sua maestà il condor che volteggia alto nel cielo. Un vero paradiso. Ad ogni curva, alla fine di ogni salita, dietro ogni roccia un paesaggio sempre nuovo e sempre splendido. Un altro traghetto ci porta all’ Isla Grande, attraversando un insolitamente calmo Stretto di Magellano. Il porticciolo di Porvenir, un villaggio di variopinte casette e strade polverose, segna il nostro ingresso nella “Tierra del Fuego”, un’immensa landa desolata. Il nome di questa terra nasce dal fatto che i marinai europei che solcavano questi mari nei secoli passati, avvistavano spesso dei falò lungo la costa in quanto le popolazioni native, per scaldarsi, li tenevano costantemente accesi. Oggi è ancora una frontiera, una terra di confine dove, come scriveva nel 1947 il pioniere Lucas Bridges ” un malato prima che arrivi il medico o muore o si riprende”. Ushuaia è sempre più vicina. Alla città più a sud del mondo ormai mancano pochi chilometri, poco più di 200. La struttura che sosteniamo quest’anno, la escuela numero 9 Luis Piedra Buena , si trova in calle Fuegia Basket, nella periferia della città. Siamo emozionati e dentro di noi sentiamo l’ansia crescere per l’incontro. Da quasi un anno teniamo i contatti con Patricia, una docente della scuola che abbiamo rintracciato tramite Marta, la direttrice della scuola di NOGOYA sostenuta con il viaggio di due anni fa. Anche lei ci aspetta ed è curiosa di conoscere questi strani motociclisti. Con trepidazione percorriamo questi ultimi 200 km. Il passo Garibaldi è l’ultima difficoltà prima dell’ingresso in città. Nel gennaio del 1896 arrivò ad Ushuaia un primo gruppo di 14 condannati, con il progetto di colonizzare il territorio con dei detenuti e così, Immediatamente dopo vennero inviati altri 11 uomini e 9 donne. La storia di questo avamposto di fronte all’Antartide comincia così. Oggi la città è in pieno sviluppo e dei tempi in cui era solo una colonia penale è rimasto solo il vecchio carcere, oggi museo. Patricia e suo marito Guido ci accolgono a braccia aperte. Sono entrambi insegnanti alla escuela Luis Piedra buena e saranno a nostra disposizione per i quasi 3 giorni di soggiorno nella città, aiutandoci a sbrigare anche le pratiche burocratiche per ricoverare le moto, trovandoci un luogo dove poterle lasciare (il prossimo anno torneremo a prenderle per proseguire il viaggio…!) e aiutandoci in tutto quello di cui abbiamo bisogno. La prima sera in città, dopo cena, non riusciamo a non passare davanti all’edificio scolastico. L’emozione è forte. Domani varcheremo i cancelli e incontreremo i bambini della scuola. La mattina fa freddo, nevica. Poi la neve diventa pioggia e lentamente smette. Saliamo sulle moto e arriviamo all’appuntamento atteso quasi un anno. Sanno tutti del nostro arrivo, ci aspettano, e l’atmosfera che si respira è realmente elettrica. Un boato ci accoglie nel salone situato immediatamente dopo l’ingresso. I bambini sono eccitati, hanno visi splendidi, solari, sorridenti e curiosi. Immediatamente iniziano i piccoli spettacoli che ogni classe ha preparato per noi. Questa è una scuola che dà molta importanza all’educazione artistica e musicale in particolare, così iniziano canti, musiche e balli. Ognuno dà il meglio di sé, impegnandosi allo spasimo. Mi colpisce, in particolare, il ballo di quattro bambine che interpretano delle marionette, comunque eleganti nei loro abiti improvvisati di ballerine, misurate in ogni singolo movimento, concentratissime nel tentativo di muoversi con coordinazione e a tempo, e liberatorie nel sorriso quando la loro esibizione finisce. Invitano anche noi a ballare una danza tradizionale sul cui esito è meglio non esprimere commenti. A fine giornata, in gruppi, vengono accompagnati sulla strada dagli educatori e qui, con incontenibile gioia, ordinatamente uno ad uno, salgono sulle nostre sei moto per la foto ricordo … e sono quasi 500! È stata festa vera ed emozionante, come sempre con i bambini! La giornata si conclude con l’ammaina bandiera che i più meritevoli della settimana svolgono con evidente orgoglio. Un gesto che si ripete tutti i giorni, in tutta l’Argentina, e che infonde un evidente amor patrio che si respira in gran parte del paese e che invece noi, purtroppo, abbiamo in parte perduto. La sera siamo ospiti a casa di Patricia e Guido che, insieme ad alcuni amici, preparano uno spettacolare “asado”. Il piatto principe della cucina argentina è una gran grigliata di carne con pezzi interi che da noi si vedono solo in macelleria prima di essere ridotti in fettine. Concludiamo la serata cantando tutti insieme accompagnati dall’ottima chitarra suonata da Guido e suo fratello. Guido, in particolare, abbiamo scoperto essere una vera star della città, conosciuto da tutti e la sua fama non si ferma alla Terra del Fuoco arrivando a farsi apprezzare in molte località del paese. Splendide persone! Ci salutiamo all’aeroporto. Non è un addio ma un arrivederci, il prossimo anno torneremo a prendere le nostre moto per cominciare la risalita del continente, ovviamente con un progetto da sostenere custodito nel cuore.

 

 

Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito e sostenuto….alla prossima avventura!